La pandemia persistente della Vita (ovvero storia della mia quarantena) di Patrizia Bove.

«All’inizio il tempo era sospeso, in equilibrio sul filo di una precaria quotidianità.

Era giunta la peste e il bombardamento mediatico rimandava immagini terrificanti. La pandemia, espressione apocalittica di una malattia globalizzata, sembrava dovesse cogliere ognuno di noi… era solo questione di giorni o di settimane. L’unico modo per tentare di sfuggire alla catastrofe sembrava essere il lockdown, anglicismo assolutamente sconosciuto ai più che avrebbero preferito espressioni più nostrane come il napoletanissimo “chiudetevi dentro”.

Completamente asserviti alle immagini che arrivavano dalla tv e alla chiacchiere di virologi e tuttologi, ci “chiudiamo in casa” dando un desolato addio agli aperitivi, ai cinema, alle passeggiate in bicicletta e agli eventi mondani. Sembra un addio alla vita… di foscoliana memoria… ma molto meno romantico, perché quello che ci attende di lì a poco è una totale immersione nei tutorial per realizzare mascherine fai da te e nel piccolo chimico, per dosare con destrezza candeggina e acqua allo scopo di realizzare un disinfettante in grado di disintegrare il maledetto virus con la corona. Che, manco a dirlo, spadroneggia, da vero sovrano, nei nostri giorni sospesi.

Poi il tempo è diventato immobile. Giorni, ore, settimane in cui tutto è restato fermo. Tranne la Natura, che ha continuato a lavorare alacremente e ha riempito i nostri giardini di fresie e margherite, saturando l’aria di gorgheggi continui: la zirla del merlo e il cinguettio del passero hanno scandito le nostre mattine e ci hanno confortato in attesa dell’appuntamento pomeridiano con le cattive notizie.

E così, dalla prospettiva privilegiata di chi, come me, ha vissuto la quarantena senza incontrare il virus; dall’angolo protetto di questo tempo immobile che mi (ci) è servito per fare il punto sulle piccole cose che, come la prima sorsata di birra di Delerm, costituiscono la vera felicità, ho estratto immagini, emozioni, affetti, risate, letture e scritture e le ho racchiuse – con allegria – in questo video. Che vi regalo, cari amici della Fondazione.

Perché la Vita è una pandemia persistente, che si insinua nelle nostre cellule più di un virus, anche quando il microbo infettante tenta di soggiogarci con lo spauracchio di una corona.»

Una testimonianza che dona serenità.