Non si può scrivere dell’amore È muto fragile irrisolto Può piangere e gridare Trattenere e perdere Sorgere e sprofondare Non si può sognare dilatare altro Perché l’amore è dentro la realtà Neppure per un giorno è morto Chi prova a sconfiggerlo una volta È sconfitto molte volte Se cerchi di sfidarlo è smarrito Non si…

Su un guscio di noce e d’armonia Con il rischio d’essere sopraffatti Un numero piuttosto esiguo di noi Ha deciso di prendere nuove rotte Trasformare i colori visibili da qui Per farsi carico di un male infinito Divisivo e diffuso che va estirpato Questo male di vivere ha un nome Reca segni sul viso del…

Protrarsi nel dilatarsi È l’intimo ardore che La vita ci trattiene dal dissipare Immersi in un buio fitto Al colmo della lentezza Uscire mentre piove Sarebbe utile riparo Un lungo tratto senza sole Parlando al vicino del Braccio verticale d’artista La sazietà di un gesto compiuto Interrompe con virtù La spirale di violenza iscritta Nel…

Bisogna lasciare tutto questo Avrebbe detto il cardinale Mazzarino Bisogna sorridere di tutto questo Avrei detto io pensando a Mazzarino Era già accaduto tutto il resto Dalla Fronda era sorto il Sole Mademoiselle aveva scritto Memorie Per mimesi la tragedia continua

Suonano le campane In modo sinistro Agli inizi del cielo Droni di ritorsione Devastano il territorio Gli interessi cumulano Macine di grano Ingrassano le fucine Fanno del futuro proprietà Appuntamenti che covano I matrimoni dell’anno S’accordano a feste di piazza Nella blasfemia parlano tutti Una sola lingua Oscillano su carrozze Che recano in grembo Suoni…

Non c’è fame più grande dell’origine Tramutarsi e non tramutare nascere In un perenne divenire ripercorrersi Gioendo con il guizzo d’inesauribile Ultima separazione d’oggi a domani Tra segni tangibili di spensieratezza Chi apre gli occhi sa di tenerli chiusi Il fuoco della ripetizione brucia lento Ad ogni dissapore corrisponde altro Soldatini di carta dipintisi dell’ardore…

Eveline torna a casa L’organetto dell’infanzia Sotto casa stride il silenzio Un dolore immalinconito All’ombra del portone Labbra morte baciano Il marinaio che chiama il nome Un grido ammassa l’urgenza Risorge come muschio nuovo Attitudine delle feste sui rami Scendono lentamente a terra Lacrime dagli occhi perduti

Incarnarsi ateo di destini Nel ceppo della lontananza Come un brusio di clitennestre Che respinge l’ottundimento Ogni patina gioiosa della voce Per seppellire altrove il tramestio Farsi dilatare il cuore sepolto Risaltando sulle corde dei sorrisi Giorni d’arduo ruvido avvenire Vivere riflettendo il disancorarsi

L’ultima notizia è scritta Su un foglio bruciato di carta Tutto quel che si poteva leggere Semplicemente sparito Scrivere fiumi di lacrime taglienti Per placare l’ira sottostante Dovuta a tetra violenza di genere Che continua a mietere intrecci Mani di folgore fanno sanguinare Il bel canto ridotto in brandelli Come sul carro di un robivecchi…