C’è un inizio e una fine per ogni opera
Anche le città hanno un inizio e una fine
Le più grandi confinano con la campagna
Campi Rom palafitte senza indirizzo
Sembrano uscite dai film del dopoguerra
Alberi scheletrici nei confini industriali
Vortici di strade prelevate da torri chiuse
Qualcuno che s’indigna della tua assenza
Prendendosi la briga di parlare in dialetto
E va via senza salutare come se bastasse
Chiamarsi per nome con un nome noto
Mettono in mostra il mugolio nella testa
Film che agita le braccia di una partenza
Ci si muove privi del potere di farvi ritorno
Tutta questa motilità impropria servile
Che chiude all’esercito le porte dei treni
Bisogna non abituarsi alla libertà pubblica
Persone che stonano mentre cantano inni
Recando intimi profumi di una dolcezza
Estinta dai colori di un’alba molto attesa