Abbiamo occupato l’etere di fogli bruciati
Li abbiamo chiamati gestualità letterarie
Quasi manga di ombra fitta e di lucernari
Ma nessuno si è accorto mai quante volte
Abbiamo gridato il nome dell’inquietudine
Lo stesso nome diverso ripetuto più volte
Che ha invaso l’etere dissipando l’ordine
Stabilito dalle rigonfie gerarchie letterarie
Non per eccellere bensì valevoli il ricordo
Di un uomo sfinito dall’amore delle parole