Vivere è il peso delle consuetudini
Il rintocco della campana il suono
Che ripete i ritmi della stessa sera
Senza avere uno spazio raccolto
Dove riposare facendo il suo giro
L’orario pungente in cui avanzano
Le retrospettive come un terremoto
Lella solleva il capo dalle macerie
Ci consegna il fagotto del bambino
Una domenica ventitré novembre 1980
La fila per il pane orario di messa
Noi siamo andati via quando cade
Il soffitto del primo piano fa freddo
Sembra ripetersi la vita in trappola
Forse non è così i rumori lo dicono
Sono uguali a quando tu sei tornata
Dal balcone vedo i treni fermarsi lì
Sul ciglio del bosco che ci inghiotte
Una mano cancella lacrime sangue
Ripercorre latrati che uniscono punti
Estremi tra Laceno e il burro sudato
Siamo tanto felici da doverne morire
Una mano cuce le iniziali sul drappo
Nero che sventola è un fumo inodore
Rallenta i battiti del cuore dal balcone
Ti vedo rientrare a casa con le anime
Purgate dal peccato di vivere ancora
Alla stessa ora diciannove e ventitre