Nel Panegirico di Isocrate
La grecità non ha alcuna forma
Ma sostanza come una cultura
Non si nasce greci lo si diventa
Così veniamo a noi affievoliti
Nella nostra memoria
Perché non ricordiamo abbastanza
Di chi siamo figli a chi dobbiamo
La nostra vita e perché gioiamo
Uguali a modelli celesti
Che volano in proiezione somma
Spinti dalla capacità di tendere
A un centro invisibile
Che ci rassomiglia
Logos dalla culla della democrazia
Sul volto le rughe di venticinque secoli
Dimentichiamo di mangiare per scrivere
Le nostre Orazioni da recitare in piazza
Come il Carneade di don Abbondio
Sol perché qualcuno lo ha fatto
Prima di noi