C’è una pace prevalente
Spezza le catene per tenerle insieme
Ha il sorriso della paura e della commozione
La pace di chi non ha scritto il proprio male
In nessun corpo amato non lo ha violato
E non ha permesso ad alcuno di farlo
Fino a che ha retto la solidità delle braccia
La pace di chi manca all’appello in classe
Si è spinto più avanti adesso non parla
La pace che volta il capo chino in volo
Essere un uccello senza averlo desiderato
La pace terrena per non aver scelto l’ovvio
La comodità il disavanzo il tornaconto
La pace che non ha spiegazioni plausibili
Trattenuta dalle lacrime di un incontro
Con i genitori di una ragazza morta a sedici anni
Che ha visto Milano dai vetri di un ospedale
La pace prevalente di un sacco vuotato
Tu non neghi più il vero né te ne fai carico