Vi è un pensiero superiore
Che non si può raccontare
L’opera d’una divinità cieca
Che segue sul filo della strada
La linea d’orizzonte farsi viola
Stupidire il devoto abbandono
Necessario per rigenerarsi
Nel letto in cui si è un lago
Senza più sfide senza miti
Attraversando la scrittura mobile
Con una penna di mansuetudine
Prima che arrivi alle origini
La risposta che tutti si aspettano
Che vorrei dare a me stesso
Ora la cecità che sento mia
Ascrive alla divinità il peccato
E monta come una marea cieca
La fortuna umana di scoprirlo
Sotto pelle la cinepresa gira
Riprende la scena d’un abbandono
Divenuto moralmente irreprensibile
Ripete ancora la medesima scena
Un guitto che piange svestito
Mentre il figlio al padre si rivela
Suona la campana recita la fine
Non sai gli dice che dopo ci sono io
Con una benda sugli occhi per te