Incarnarsi ateo di destini
Nel ceppo della lontananza
Come un brusio di clitennestre
Che respinge l’ottundimento
Ogni patina gioiosa della voce
Per seppellire altrove il tramestio
Farsi dilatare il cuore sepolto
Risaltando sulle corde dei sorrisi
Giorni d’arduo ruvido avvenire
Vivere riflettendo il disancorarsi