Prima continuità poi trasformazione
Un sigillo un frammento e una via
Luogo inaccessibile ritualizzato
Costantino VII che scrive da solo
Nel bel mezzo della Napoli autonoma
Un uomo solo risponde a Dio a leggi
Sopravvivere è irrobustire gli attimi
Quel parlare ellenico come scorrere
Messe trionfale arginata dall’acqua
Roma che viene indicata da un sogno
Comincia dove si è finito due confini
Svolgere il potere dalle radici di fiore
La maestà del cielo discesa i visceri
Mentre Oriente e Occidente colorano
L’esilio di Romolo Augustolo a Napoli
Ancora passaggi di testimone lampo
Dal bronzo al marmo alla ceramica
Brocche dipinte a mano da Ischia e
Da Salonicco quando Fiorelli assiste
Un finimento di bellezza personale
Che diverrà l’ornamento d’ogni corpo
Zoe la figlia e Irene l’Augusta colme
Di doni per le guerre sterili dei barbari
Nessun fuoco greco è stato svelato
Avvicinarsi ai lembi delle mura gialle
Per scrivere parole tinte di Bisanzio
Burocrazie colte cieche ma letterarie
Giustiniano rapito da Procopio per
Una storia arcana che si cancellava
Sfondando le timpaniche eruzioni di
Biblioteche sterminate altrimenti è
Gli occhi spalancati da un’estasi di
Mille croci armene e copte diffuse
Fino a che le absidi sovrapposte si
Liberano delle ali per tramutarsi in
Maiuscoli edifici di un culto serbato
Frazionato spento in monete di gioco
Anfore piene di un vino che scorre
Ora nelle vene stordite dalla luce e
Dalla devozione coperta da tessuti
Avvolti in sagome d’olivo incendiate
Da pietre dialoganti il riserbo antico
La porosità delle dita calate in realtà
Piccoli gettoni lanciati nello spazio
Storico per un telefonata dire pronto.