Grattano sul vetro come cani
che cercano riparo dalla pioggia.
Sono i nostri presagi una mano
poggiata sulla spalla la polvere.
L’avventura conclusa dai versi
impazziti degli animali la paura.
Un mondo brutale affondato e
dal fondo marino mummificato.
Quel modo di lasciarsi andare a
temperature corporee l’amicizia.
Non si può irrobustire la vitalità
morta agire innocui in sua difesa.
Scendere scendere gradini tetri
per scoprire la turbina la regola.
Risalire perciò dopo essere scesi
è risalire con la maschera nuova.
Giovanni che entra dalla porta e
dice buonasera e va nella cucina.
I nostri presagi sono i nostri ricordi
tutti in fila come soldati alla difesa.
Quando verranno perché verranno
a chiedere ragione della vendetta.
Quando verranno con prove false
a chiederci conto sfidarci i sepolti.
Diremo ai ricordi togliete le maschere
mostreremo un volto fragile la voce.
Il presagio parlerà per noi una turbina
accesa polverizzerà melodie celesti.
E Giovanni con la chitarra sbilenca
canterà con noi frasi di strade vuote.
Sarà bello certamente ascoltare voci
temporanee miste ai silenzi eterni.
Il presagio diventerà terra inondata
rivolo fiume mare onda due ragazzi.
Proverete a tornare sui vostri passi
ma la terra sarà arida l’avrà scritto.