Sul taglio del viso mansuetudine
Dalla finestra i raggi dei fulmini
Non si odono quasi più i tuoni
La mansuetudine è simile a paura
Quella dei cani acquattati nelle case
Bussa il sangue alle porte tremanti
Scende rotolando un temporale
Dove saremmo se non fossimo qui?
Il rumore degli schermi rotti segue
Una fila scintillante di strascichi
Non frenare Non subire Non cedere
Mandria di fulmini e tuoni bizzarri
Togliere le stagioni dalla notte che
Si asciuga dopo aver perduto l’aria
Fuggono gli uomini insieme ai colori
Tutto diventa bianco salino mosso
Nel cuore dell’uomo che dorme pago
Le scale della sua casa sono deterse
Nulla può accadere al migrare cosmo
In fuga da sé stesso mentre alberi
Secolari cadono uno dopo l’altro e
Generano l’attenzione voluta da lui
Che tiene illeso il beneficio donatogli
Stretto al cuore. Continua a pulsare