Ci sono assuefazioni dolorose dolci
Abituarsi alle malinconie ventose
In cui stringersi e lasciarsi valgono
I tre giorni trascorsi insieme capirsi.
È bello che sulle strade della vita
Una parte infinita di parti finitime
Si occupino degli spazi del respiro
Per dire che la libertà è un ordine.
Non ci sono persone pari al numero
Bensì idee pari alla loro qualità seria
Feste del grano che sgobbano fatica
Sulle strade ricoperte di radici gialle.
Chi crede non vede chi vede crede
Basta aprire gli occhi al vento ripido
Spostare le tende dalla timida piazza
Spaziare sui giovani che rincorrono.
Ci sono questi tatuaggi amareggiati
Gente di mare ritiratasi in terra arsa
Che descrivono il polmone rotondo
Un respiro asincrono che si attenua.
La vita appartiene agli astronauti
Gente che si è accresciuta da sola
Pulsazioni vibranti di solitudine che
Grida e fa gridare: noi ci crediamo.
Quando le postazioni della festa
Si debilitano lentamente con noi
Ci percorriamo sulla pelle nautica
Celebriamo per un transito la fatica.
Venite vengano i culmini lineari
I fulmini esordienti nelle fascine
Tutto ciò che brucia si dilaghi e
Porti al centro del mondo il riso.
La puntata avrà fine con un insetto
Un tratto breve di penna sul dorso
Della mano che non vuol quietarsi
Noi e molti come noi si placano.
Due tre quattro senza partire mai
Cinque sei e sette senza arrivare
In alcun punto termina l’approdo
Siamo stati pensati per la pioggia.
Alla finestra dopo molte altre felicità
Si affiancano le figure molli i nonni
Gerardino e Felicetta alle loro spalle
Quei giochi dell’artificio che brillano.
Verranno e moriranno crepitando
Come un camino che non estingue
Il fuoco della vita vera e immortale
Per domandarsi rispondendo un sì.