Siamo spiati dal pensiero di spazi noti che diventano ignoti. Come un vulcano. Improvvise fiammate da una superficie spenta. E noi che pensiamo di governare il mondo ne siamo governati. Responsabili di una resa lungamente annunciata. Ululati tra le pieghe di un fermento di suoni. Veder scorrere fiumi di sangue nero. Chi ci parla e ci osserva non vede la carta bruciare, ne sente solo l’odore. Sulla punta degli occhi, tramontati. Ah vorrei dirti tutto il mio tormento, fratello che sanguini invano!