I tempi vuoti inerti ingannati
della nostra giovinezza che
ci portava una secca e duratura
mancanza di senso dell’orientamento
Avrei voluto sapere dove mi trovavo
dove sarei andato in sospensione di
certezze replicabili sapientemente
altrove come posto del tutto ignoto
Nessuno di noi è sopravvissuto alle
prove che ci hanno temprato la vita
Ci arrampicavamo sul muro
guardavamo il vuoto che fa paura
un giorno uno di noi è caduto
sonorità scoperte assordanti
Non siamo mai stati gli eroi che
abbiamo promesso di diventare
La giovinezza ha impedito la crescita
si è baciata con chiunque avesse un
minimo di senso dell’orientamento e
ha lasciato al caso ciascun epilogo
Forse vale la pena generare impegno
a farcela obbligare le parole semplici
dire con chiarezza “sei mio figlio io sono l’uditore della tua giovinezza”
Guardare dissolversi nell’etere
il fumo dei nostri corpi gentili
che fanno fatica a stringersi
perché i sogni vogliono librarsi
Ti ho teso all’orecchio una nota
non sembrava nemmeno la voce
della mia vita che cercava la tua
avremmo fatto meglio a tacere
I minuti a disposizione sono trascorsi
scendendo a precipizio per le scale
finito l’affanno ci siamo guardati da
un remoto criterio di scambio tacito
Il parcheggio del grande magazzino
ha trovato consolazione segnaletica
orizzontale negli abbracci tradotti in
lingue a noi sconosciute e incessanti
Discostarsi dal naso contro naso che
dieci anni fa in Sardegna era capitato
io ringiovanivo tu invecchiavi insieme
avremmo reso nuovo l’orientamento