In città suona la campana. Ricorda il campanaccio degli armenti che correvano in cerca di cibo incontro alla propria morte. M’intenerivano quei giorni giovanili nell’amata Irpinia del Laceno, ma a pensarci bene era solo un modo per raccontare al me stesso ingenuo che ero la mancanza di una consapevolezza per rivestirla dei sentimenti più nobili. Di lì a poco, avrei mangiato gli agnelli innocenti e tutto si sarebbe ridotto al silenzio, eretto come un muro dal quale declamare versi. Se questa è la poesia, meglio che taccia
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