Si è soggiogati
da una parola o da molte
chiudendo i battenti d’una porta
o lavorando sui contorni
di una piazza assolata in agosto.
Si è soggiogati dalla meretrice
dal fazzoletto nella tasca
dai costi d’una ristrutturazione
dall’imbuto in cui cadono le ore.
Si è soggiogati
vorremmo non fosse così
dai nostri fratelli elettrici
dalla miseria e dalla ricchezza
dal cumulo d’immondizia per strada
dell’ago nel pagliaio
dal gallo nel pollaio.
Si è soggiogati
dagli agenti assicurativi
dai patogeni e dai segreti
da carboidrati a ferro di cavallo
dalle puntate televisive
dalle punture d’insetto
dai comunicati stampa.
Si è soggiogati
dalla predominanza
dalla fine di ogni storia
anche di quella intelligente
che andrebbe preservata
dal grido mercatale.
Si è soggiogati
da partenze e arrivi
figli e nipoti
costumi e costumanze
oboli e ostentazioni
droghe e versificazioni.
Ciò che resta spesso
nell’inespresso è invece
l’indifferenza che muove il mondo
per la quale non si è avuto
il tempo di dirsi addio
prima di perdersi
sul seggiolino d’una funivia.
Ciao a te a te a te.
Questo saluto non vale
per gli indifferenti
che sono tanti e potenti.