Anime migranti
Sospese alle loro vite
Come lettighe sorrette
Da mani vibranti
Anime che non vedi
Parole che non senti
Non quanto vorresti
Conficcate nella roccia
Invisibile o nella coincidenza
Visibile che le affiora
Trascorrono
Pellegrini oranti
Su crinali anneriti
Non hanno più un nome
Solo Amore può riconoscerle
Si chiamano nel chiamarsi
Un raggio fuggito alla notte
Indica la direzione
Salgono al monte
Incappucciate
Alla vista
Eludono trappole
Praticano giaggioli
Scomunicati
Recitano polveri da sparo
Fumo a colori
Curvo ardente
Morti i Vivi
Vivi i Morti
Il nostro Paese
Timore che accada
Rumore che attenua
Sembra finita e
Ogni volta si ripete
Uguale
Si chiama Val D’Acri
O Valle Roveto
Comunità di parole
Costituenti
Burattini sul precipizio
Della scena finale
Che mani svestite
Hanno scompaginato
(Non abbandonato)
Quel ritmo lento
Ignaro d’aver capito
E il Signore del Mondo
Disteso su un fianco
Impedimento assoluto
Sogna la sua nuvola rosa
Non vede l’ora che
Possa tornare