Perdona l’orgoglio
La presunta ragione
Il quadro deposto
Il merito scivoloso
Il cordoglio irrelato
Lo stile avverso
Perdona il ruvido sapere
Che non è divenuto
Simile al Tuo cascare
Dal basso verso l’alto
Per trafiggere il volo
Con un alito di vento
Perdona la consuetudine
Avvenuta per restare
La poesia che s’è perduta
Nelle maglie intrecciate
Della forte temperanza
Come un respiro aduso
Al respirare la propria bocca
Perdona il corpo amato e
Non corrisposto il corpo
Mio che s’è preso la briga
Di desiderare senza rimpianto
Non sono io a inchinarmi
Ma Tu ad imporlo
Perdona chi Ti ha cercato
E s’è scelto nella solitaria
Bellezza del creato
Pronunciando il Tuo nome
Non invano ma colto da
Insperata paura del vedere
Compiersi ogni cosa
In un attimo singolo
Perdona il Tuo servo
E discepolo che non scuote
Un capello della Tua santa
Maestria perdona chi sono
E chi sono stato
Perdona tutto questo
Con un gesto della mano
Togliendola dal cielo
Per una carezza
Questo sia
Solo questo sia
Il dono che mi ascrivo
D’averTi soccorso
Nel soccorrere la solitudine
D’averTi conosciuto
Nella moltitudine
E d’aver fatto di Te
A immagine e somiglianza
Le figure terrene che
Ho amato e ora
Ora in punto di vita
Grato Ti affido
Quando il ruscello
L’impeto e il fiume
Scoprono il mare