Ho sognato un uomo, che poi era un uomo-bambino, togliersi la vita. Un’immagine distinta tra bellezza sfocata. Come se cadesse una pesante borsa piena di attrezzi da lavoro sugli scogli sottostanti. Ho visto che cadeva e sentito il rumore dell’impatto, secco inesorabile, niente altro. Perché lo ha fatto? Perché ci si ammala, d’improvviso e per sempre? Perché dietro il sorriso vi è il pianto? Quale è la ragione per cui tutto quel che può essere cambiato diventa definitivo, stanco, svelato? La parabola è questa, il volo è questo, la libertà ha un sordo richiamo. So che l’uomo-bambino, questo racconta il mio sogno, prima di lanciarsi nel vuoto, come se cambiasse strada, era perfettamente vivo e cosciente, sembrava sereno. So, però, che era accaduto qualcosa. Forse una cosa insignificante agli occhi di un osservatore poco attento. Lui era con la sua famiglia, una normale famiglia di immigrati dell’Europa dell’Est, aveva mangiato all’aperto, colazione al sacco, di fianco a una chiesa, dopo aver ascoltato la messa, con la moglie e il figlio. Il ragazzo aveva subito uno sgarbo per aver chiesto in prestito un oggetto a una famiglia italiana, anche loro insieme anche loro in tre. Un tono cortese ricambiato con scortesia. Poi era accaduto che l’uomo dell’Est, quasi a voler ricevere conferma della sua solitudine, aveva chiesto all’uomo italiano il valore di una collana e di un cuore sacro che vi pendeva. Una trattativa breve, una truffa. L’italiano se ne era vantato con il figlio, che raggiunto lo straniero gli aveva restituito la collana, con una scusa, senza richiedere il prezzo vile della vendita. Non era bastato. Tutto può perdere significato d’un tratto. Alla fine di un piccolo monte fiorito, assolato e sorridente, che mi è capitato di vedere, brilla una croce. Dopo le palme di Gerusalemme, il Golgota. Coraggio e desolazione. Abbiamo tanto tempo da consumare in fretta. Sono solo pochi istanti.
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