Non conosciamo la realtà, al più la intuiamo.
A volte, presi dalla convinzione di dominarla, ne modifichiamo il percorso, chiudendola in un angolo al quale dedichiamo un racconto.
Invece, la realtà più profonda scalcia, chiede lo spazio che non le diamo, fino ad apparire d’improvviso sotto forma di tragedia.
Il giorno in cui è prevista l’ora della partenza ci separeremo, con grande nostalgia, chi resta proverà a fermarci, non potrà, ci sarà il sole sui tornanti, le primule canteranno un lascito sommesso di colori nel fondale che circonda la strada, tutto sarà fatto di una luce che scioglie l’affanno, un angelo custode scenderà con i simboli della pace per cospargere il sangue che sgorga copioso dalle ferite, avremo i volti affacciati dal pozzo all’oscurità, tutte parole non dette, qualcuno dei partenti avrà un aereo, altri un passaggio in macchina fino al mare, il sapore della colazione ancora sulle labbra, oh sarà bello ritrovarsi, Lella Maurizio – ormai grande – e la mia Angela, anziani come gli anni involontari in un fazzoletto con le iniziali sul bordo, credo che sia il corredo di Lucia, un’ala della nostra visione si fermerà grigia sull’azzurro, tutti saranno felici, nonostante la realtà, che sarà un’altra, più dura, schierata a difesa di un avamposto, ferma, non avremo bisogno di nulla, solo di questo esserci.