Mi sono messo alla finestra sul mare dei monti e ho scritto una canzone, senza musica né parole, l’ho scritta per Felice e Maria, che non vedo da tempo (infatti sono senza occhiali), l’ho scritta per cantare la distanza dalla politica e dalla finta mansuetudine, l’ho scritta per ricordare i morti che hanno sempre ragione e i vivi che hanno sempre torto, dopo aver scoperto che avevo un dono quello di cucinare le uova fritte le migliori uova delle galline cecchiniane, l’ho scritta perché ho imparato a legare il torto con la ragione, la violenza (quella del mio cuore) con la pace, dopo una lettera bellissima di Nicola Maio che parlava di me ai tempi della vita sfidante la morte, dopo essere stato giovane e divenuto vecchio (in un’età che a Nencioni vecchio sembrava giovinezza), tutto mi sembrava scorrere sotto i muri costruiti dai miei occhi travolgendoli, la passione che stempera i ricordi e i ricordi che dall’Irpinia alla Valle Roveto parlano la lingua del perdono, perché alla finestra di una valle abruzzese a cui mancano gli occhi per guardare bisogna dire che non si può cadere in miseria se amiamo la vita, nulla è pari a quel che ti è donato dalla vita gratuitamente, nulla ti può essere rubato, se non avessi fatto quel che ho fatto non avrei conosciuto la Valle che degrada come neve al sole, né Roberto, né Filomena sua madre e quel suo coraggio, non avrei bevuto con Ezio Colucci, non avrei scritto mentre la placida avventura continuava tra le braccia di Stefano, non avrei spento le candele della notte con Norma e la figlia leopardiana, non mi sarei trattenuto a tavola per scrivere questa canzone mentre il vento scendeva a patti con i suoi ultimi respiri, lode alla fuga, alla vita che deve cambiare per vivere e al principio di tutto che distingue il falso dal vero toccandolo nella sua cecità con il cuore grande degli affetti, tutto salta tra una generazione e l’altra, tra Luca e Cristina, Marta (grazie) e Carlo, Franco decano e la discendente ragione (senza la violenza) delle persone che ho amato e che vedo ardere all’orizzonte come giorni di una sola festa.
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