Istantanee dalla quarantena della giornalista Enza Nunziato.
«Una folata di vento accompagnò la chiusura della porta di casa… O almeno, oggi così mi ricordo…
Un vento che bloccò il tempo scardinato di ieri, quello sopra le righe, quello convulso del “facciamo presto che è tardi”, quello pacchiano, quello della società liquida che davvero sembrava dissolversi tra un tempo scaduto, sospeso e uno di attesa, tra un desiderio frenetico e una voglia sana di ritornare a vivere…
Per due mesi lontana dalle falsità, dalla assurda voglia del tutto e del subito, dall’usa e getta anche nei sentimenti… dallo stare a destra o a sinistra basta solo che convenga, dall’effimero assurto a cultura, dalle idiozie elevate a magie… dalla bellezza di una natura per la prima volta che ritornava a essere protagonista del mondo.
Ma dove sono vissuta fino a ieri…
Il silenzio… scandito solo dalle inquietanti sirene delle autoambulanze, per fortuna a Benevento poche… Il silenzio che in maniera irreale è stato sovrano nella città, deserta nella sua magnifica eloquenza storica, senza auto, senza distratti fruitori di strade, sorpresi ad ascoltare le voci di dentro, tra ricordanze e dimenticanze. Un silenzio metafisico che ha permesso a ognuno di noi di recuperare i suoni della vita familiare, e di ascoltare le parole che hanno segnato un vissuto in equilibrio instabile.
Ed ecco la solitudine dei giorni di confinamento… Altra dimensione metastorica dell’era del coronavirus. Una solitudine vissuta all’inizio come un’imposizione, perché era lontana mia figlia, perché le persone continuavano a morire nonostante gli sforzi dei medici e del personale sanitario. Una solitudine che forse mi è servita, a leggere e scrivere, a scrivere e leggere, a leggere e scrivere…
Ad apprezzare la libertà, a continuare ad amare le persone care, a ri-scoprire gli amici, o a scoprire amici nuovi e veri… Una rete, è proprio il caso di dire così, di contatti, che si sono materializzati nella voglia di rinascere, ma con prudenza, con responsabilità, con rispetto verso chi, mentre eravamo a casa, si è sacrificato anche per noi…
E allora senza perdermi d’animo ho riaperto il tempo degli appuntamenti culturali… quelli che amo davvero, della Storia che non smette mai di parlarmi, come celebrare il 25 Aprile – Liberazione dell’Italia dal nazifascismo e il 2 giugno, Festa della Repubblica, della democrazia e della libertà.
Che bello, scoprire di esserci, meravigliarsi dei tanti amici che hanno partecipato, vicini e lontani, ma uniti dallo stesso afflato di Libertà e di voglia di vivere, di ritrovare i valori reali di una vera società democratica.
Mi sono sentita fiera di essere stata una goccia di amore per qualcuno, di aver donato una dolcezza agli amici.
Mi sono sentita orgogliosa di aver ricordato gli insegnamenti familiari, della solidarietà non sbandierata, ma vissuta nell’intimo, dell’incanto della vita fatta di fratellanza, di libertà senza barriere.
Ho ritrovato i suggerimenti dei miei genitori, che mi hanno insegnato ad apprezzare la Vita, che mi hanno mostrato il sentiero delle scelte, che possono essere dolorose ma se interamente vissute nel rispetto degli altri, favolose e da conservare nella Memoria… senza dimenticanze.»
La cultura cura, unisce, crea legami.