Il tempo vive di sbieco
come uno sfregio sul viso
e le ombre che vi si riflettono
ricordano la luce della mente,
quella decisione ultima
che unì il disunito.
Presa diretta e cecità.
Chi pensa ad altro si sbaglia.
La vita pubblica,
orchestra di toni minori,
tace nel cassetto
dopo che limpide mani
nell’attesa
l’hanno accarezzata unta
apostrofata fino alla resa,
mani che non si ricongiungono.
Chi pensa ad altro si sbaglia.
La perdita delle ali
in un pieno di luce
non interpone il volo
ma lo consegna
al cielo delle possibilità,
dove tutto è possibile
perché tutto è intero.