Le istantanee del poeta Rita Pacilio sono rappresentate da un suo racconto inedito, A casa: appunti di trasfigurazione, 9 marzo 2020.
Il suo primo giorno di quarantena, un dono speciale che ha voluto condividere con gli amici della Fondazione Gerardino Romano.

«Primo giorno di quarantena.

Oggi sono un uccello.

Sarà impossibile tenere insieme tutti gli elementi che mi hanno posseduto nel destino. I dettagli irreali sono dovuti all’animo agitato: le mani sudate, i capelli scombinati e sfibrati. Li ho ricostruiti, comunque, uno a uno in una reazione credibile, nonostante la confusione.

Vengo da una quercia vecchia, poi da un balcone assolato stando attenta a non mostrarmi troppo accalorata. È stato l’attraversamento che mi ha cambiata. Non ho fatto in tempo a girare i tacchi che il petto si è spinto in avanti come chi rincorre. Con l’aria in bocca.

Dalla stazione al Duomo e poi al Castello. Tanto frettolosa da perdere il soprabito nel volo.

Ho visto la città vuota. Salire su, livide le case. Queste campagne indifferenti alla primavera in arrivo, mostrare, da una parte all’altra, gli alberi sgranati in una prospettiva pronta a uscire dal campo visivo. In lontananza i miei passi stanno fuggendo.

Ci sono voluti secoli per trovarti. Dietro ai vetri. Pallido, impreciso. Hai il cuore in mano e lo stai sfilando. A questo punto ho indugiato un poco facendo ipotesi sgradevoli come chi non ha capito niente.

Ho impiegato ore per cambiare forma prima che buttassi a terra l’ultimo pezzetto. Ho visto il mio sangue sulle piume bianche. Sentito l’umido negli occhi. Allora, ho tolto le scarpe e il trucco sulla faccia. E ho desiderato non fosse mai accaduto.»

9 marzo 2020 | A casa: appunti di trasfigurazione © Rita Pacilio