Fiabe per discutere. Fiabe per la mente, ma soprattutto per accrescere la coscienza dell’essere persona. Fiabe per far emergere nei ragazzi consapevolezze giuridiche, stimolandone la creatività, la capacità narrativa e il racconto eticamente orientato al mondo, oltre la singolarità arbitraria del proprio punto di vista. Fiabe per stimolare l’arte del fare e nuove riflessioni sulla giustizia. Fiabe come genere letterario che concorre alla formazione dell’identità personale e del logos come patrimonio comune, nel quale spesso ci si riconosce e disgiunge senza una chiarezza filologica.
Il progetto “Frammenti di un discorso favoloso”, al secondo appuntamento, sottolinea l’importanza del ruolo del giurista in una società che muta e si (r)innova, mantenendo saldo il legame con la tradizione e il diritto consuetudinario, sul modello di Savigny e dei fratelli Grimm. Il confronto diretto con il mondo giovanile determina una sua presenza attiva per uno sguardo inedito sul passato.
Gli studenti che hanno partecipato al secondo appuntamento sono stati: Giovanna Frusciante del Liceo delle Scienze Umane opzione Economico Sociale Guacci di Benevento e Davide Di Muraglia del Liceo Scientifico Galilei Vetrone – Polo di Guardia Sanframondi. La prima, ha letto e sottolineato il passo che riguarda il dialogo tra il gabbiano Jonathan Livingston e Ciang, il Gabbiano Anziano, sottolineando il fatto che non si finisce mai d’imparare quando l’obiettivo non è la modesta Legge dello Stormo ma un ideale di conoscenza cui tendere, che neppure lo spazio e il tempo possono contenere. Per volare più in alto, occorre: capire il segreto della bontà e dell’amore; non desistere mai dallo studio; perseverare nelle esercitazioni; avvicinarsi all’invisibile principio che governa la vita dell’universo. Il secondo studente si è soffermato sulla “diversità” di Jonathan, sulla sua volontà di raggiungere la perfezione per essere libero. La sua perseveranza è tesa al conseguimento di un completo equilibrio interiore e il volo, come metafora della vita, è il segreto che si svela all’individuo solo quando egli si lascia andare completamente all’energia vitale che gli appartiene, scoprendo il senso d’una ricerca.
Discussant sono stati gli studenti di Giurisprudenza Pasquale Piantedosi e Vincenzo Fucci.
Piantedosi, con grande perizia e forte impatto comunicativo, ha calato il testo nella propria esperienza di studi giuridici, attraverso la lente di ingrandimento della realtà quotidiana. Il gabbiano Jonathan va controcorrente, non accetta le imposizioni, è eretico, dissenziente, rifiuta una comunità che vive solo per nutrirsi, e la Legge dello Stormo, fondata su una ripetizione acritica di comportamenti sociali collaudati. Jonathan, invece, è il simbolo di colui che vola oltre il diritto come limite intollerabile alla conoscenza e alla perfezione di se stessi, pagando il prezzo dell’esilio e della solitudine, in nome del valore insopprimibile della persona umana. Per argomentare sul punto, Piantedosi ha fatto riferimento alle principali Carte occidentali dei Diritti (la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, la Convenzione europea sulle libertà fondamentali del 1950 e la Carta di Nizza del 2000), oltre che alla nostra stessa Costituzione (artt. 3, 4, 21, 32, 34, 48). Per lo studente, Richard Bach affronta il tema dei diritti umani e l’importanza di una lettura assiologia e teleologica dell’ordinamento giuridico. Vincenzo Fucci, il secondo studente universitario intervenuto, si è distinto anch’esso per l’originalità della lettura combinata di letteratura e diritto, affrontando il tema delle obbligazioni naturali (che consistono nell’adempimento di un dovere morale o sociale tale per cui il debitore, pur non avendo alcuna obbligazione giuridica di adempiere, una volta eseguita la prestazione, non può più ottenerne la ripetizione). Alla definizione dell’art. 2034 codice civile, egli ha legato una riflessione sul concetto di giustizia. Il mondo è diviso tra bene e male, tra giustizia e ingiustizia; ma come davvero il bene e la giustizia possono essere perseguiti? Il gabbiano Jonathan è una possibile risposta, un modello da emulare. Ci fa pensare e ci educa a diventare cittadini liberi, privi del timore della diversità, capaci di agire nel rispetto di noi stessi e degli altri. Il male non può nulla contro la forza dell’amore, può ostacolarlo, limitarlo, ma solo temporaneamente. È la “cura” di qualcuno che dà forma, bellezza alla nostra esistenza. È stella polare del bene. Il Gabbiano Jonathan Livingston vive dentro di noi.