Ho ricevuto un bacio, era notte ed era un bacio. Un bacio di figlio. Unico. Lo porto al Signore della terra e del cielo, lo nascondo sotto il Suo mantello, dove l’enigma della sfinge ha un’altra risposta. Due volte ho pianto, una di gioia e l’altra di dolore, mentre il giorno imbruniva. Ora ha un sollievo la mia vanità e un cappuccio quel gelo, come se il bacio di un figlio sciogliesse ogni nodo. Vengo a Te, Signore, con l’animo sgombro dal pregiudizio, occorre una risposta agli innumerevoli errori, agli occhi della casa. Si è fatto sottile il filo che ci lega, più severo l’inganno, ma io porto a mia discolpa un bacio dato a chi non può sentire, che si sveglia nella notte con l’urgenza di un’allodola tra i prati in cerca di cibo. Vengo a Te, dimora d’ogni Poesia, portando sul viso di Sisifo il sorriso. Lo Spirito vaga, soldato nella nebbia, granello di Parola. Che sia Tu, Signore, Giudice del Perdono.
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