Della morte si sente la presenza come assenza. Quando accade, l’unica parola è il silenzio e la piccola conquista nel tuo cuore dei ricordi. Nessuna attesa. Solo un muro e una sedia, un carcere disabitato con la porta della cella chiusa a chiave. Ti chiedi come ne uscirai, murato vivo. Poi ti accorgi, se te ne accorgi, che la chiave della tua cella l’hai tu e in quel luogo inospitale abita la tua anima. Allora tornano le foglie, quel che vedi in loro, anche la tua vita. Pensi, non è possibile che non sia qui, troppo azzurro il cielo, avrebbe esclamato, oppure troppo vasta l’opera per i miei occhi nuovi. Tre ragazzi, Marco Andrea e Giovanni, che cercano l’abbraccio della nutrice, ma tradendo un sorriso, da così lontano. Non aver paura, dice chi prega. Non aver paura, ascolta il vento.
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