Una storia molto personale, vediamo se riesco a raccontarla…

Sino a poco tempo fa non avevo approfondito la conoscenza di San Leopoldo Mandic: nato in Montenegro il 12 maggio 1876, era alto solo cm.135, di salute cagionevole ed aveva un leggero difetto di pronuncia.

Ha operato per più di 50 anni a Padova, dove praticava il ministero della confessione ed è ricordato soprattutto in quella città, dove gli è stata dedicata la Chiesa della Croce, ora di San Leopoldo, dove confessava.

Dicono che fosse molto umano ed indulgente e questo gli procurò delle critiche da parte dei suoi vertici: lui rispondeva che se Gesù aveva perdonato sulla croce i due ladroni chi era lui, “questo povero me”, per negare un’assoluzione a qualcuno che già si era pentito dei propri peccati ed era venuto a confessarli…

Presto si sparse la fama della sua santità e le folle cominciarono a cercarlo. E quando morì il 30 luglio 1942 quelle folle, per tutta la giornata del successivo 31 luglio, vollero andare a rendere l’ultimo saluto al “piccolo confessore”.

Nel 1983 Papa Giovanni Paolo II lo proclamò santo e nel 2016 Papa Francesco, in occasione del Giubileo della Misericordia, volle che fossero traslate ed esposte in Roma le spoglie di due Santi cappuccini fortemente rappresentativi della virtù della misericordia: San Pio da Pietrelcina ed, appunto, san Leopoldo, indicato dal Santo Padre quale modello di confessore misericordioso.

Sino a poco fa avevo solo vaga conoscenza del piccolo cappuccino: ho sempre festeggiato l’onomastico il 15 novembre, che il calendario riserva ad un san Leopoldo d’Austria vissuto circa 1000 anni fa, ed avevo solo notato che la ricorrenza di San Leopoldo fosse riportata da qualche anno il 30 luglio anziché il 15 novembre.

Poi per una serie di circostanze il piccolo confessore è entrato nella mia vita…

Una decina di anni fa, un’amica di mia madre, rientrando da una visita al Santuario di Sant’Antonio di Padova, mi portò una reliquia di san Leopoldo. Un’attestazione di affetto favorita dalla rarità del nome…

Anni dopo un’altra amica, ritengo per gli stessi motivi, mi portò da Padova un’immaginetta del piccolo Santo, che finì, come la reliquia, in un cassetto.

Il 12 maggio 2017 ho dovuto sostenere una delicata operazione. Mia sorella Antonella, che era purtroppo alcuni mesi prima incorsa nella stessa patologia, da sempre devota a sant’Antonio di Padova, mi invitò a riflettere su una connessione tra le nostre esperienze rivelandomi che in sogno le erano apparse mia madre e “quella” amica che le avevano indicato Padova quale riferimento spirituale.

Si riferiva al Santuario di Sant’Antonio, ma a me venne a mente quella reliquia… ed ho voluto sapere qualcosa di più sul piccolo frate…

Ed in rapida successione sono emerse più “coincidenze”:
– Leopoldo era nato, e veniva festeggiato, il 12 maggio, data della mia operazione;
– era morto il 30 luglio, era stato esposto all’estremo saluto dei fedeli il 31 luglio, giorno del mio compleanno;
– nel 1917 il regime lo aveva trasferito, in quanto cittadino austriaco e personalità di indubbio ascendente (!), da Padova nel paesino di Tora e Piccilli, situato nel casertano, dove la mia famiglia possiede una casa avita e delle proprietà terriere;
– il 13 giugno 2016, ricorrenza di Sant’Antonio, mio figlio Emanuele, con altra mia sorella e cugini, erano usciti illesi da un incidente automobilistico autostradale (auto più volte ribaltatasi e distrutta, la polizia stradale aveva evidenziato che “era anomalo che l’incidente non fosse stato mortale”).

E da ultimo: in Roma è stata dedicata al piccolo frate, di recente santità, una sola cappella situata, guarda caso, nella frazione Gavorrano, alle porte della capitale, nelle immediate vicinanze del Campus biomedico presso il quale sono stato operato e curato.

Non sono in cerca di eventi straordinari, ma mi sembra che nonostante una mia tendenziale distrazione questo piccolo frate mi stia mandando, anche pazientemente, ripetuti messaggi…

Ho deciso di meditare su queste circostanze.

Ed una prima decisione l’ho presa: da oggi festeggerò il mio onomastico il 30 luglio: è il giorno che precede il mio compleanno e sarà bello dedicare al piccolo frate una due giorni per me di festa nella quale ricorderò quei due giorni del 1942 che dovettero rappresentare un giorno importante per una comunità segnata dalla guerra e dalla perdita del suo riferimento spirituale.

Ed ho pensato che la vita è un dono meraviglioso, mai banale, da vivere con intensità, sottraendosi ai grandi clamori e prestando attenzione agli apparentemente piccoli segnali, che dimostrano che dietro apparenti casualità vi è una sintonia, un più grande messaggio di amore.

Scritto da Leopoldo Falco (1955-2019)

In ricordo di un caro amico, gran persona, uomo esemplare, servitore acuto e mansueto della Dolcezza Divina.