La lettera X è il grado intermedio di una scrittura intenzionata a durare.
La paura di cadere dalla nuvola sulla quale ondeggia lo scialle andaluso.
La gente che dorme e fa fatica a svegliarsi con le medesime formule nel petto.
Grigiore rumore dolcezza acida come pioggia che cade da un balcone.
Le scale sulle quali salire le scale dalle quali cadere mentre la mano si protende.
Nessuno può trasformare così a lungo se stesso da rubare acqua alle parole straziate.
Il gioco di Oscar uscito di galera è ripetere ai dormienti il Principe Felice.
A baciarsi per strada ci si rimette la pelle e i tombini nei quali rifluire.
Due giorni in ospedale e conosci il mondo fuggito negli anni a venire.
Incontri Dario in cerca del figlio Francesco e le sue lacrime il rene di Fabio a tre anni.
Gente di ogni razza di ogni colore pronta alla disperazione e al sorriso.
Non puoi andartene con la borsa piena di sogni senza spargerli altrove.
Improvvisamente si spezza la costola una continuità la voglia di accendere la luce.
Al centro di tutto una lettera soltanto una lettera che scompone la tua lingua.
Eppure primeggia come una figura diamantina a dorso di mulo.
Uno scopo che trafigge il percorso con la sua punta velenosa iridescente.
Quando non hai più niente sei al bivio ti manca la parola che sei essa riappare.
Ti dice d’incrociare la croce capovolgere il destino e cancellare ogni formula.
Alla fine non occorre il dover essere ma l’essere che annulla il senso del dovere.
Perciò rifletti fino a che sei in tempo rifletti sulle stagioni che ti hanno respinto.
Una donna distesa nel letto muschio apre le gambe per accogliere l’astro nascente.
Contempla il governo delle cose e rastrella le foglie che la circondano.
Non merita altro che la felicità non perché sia meritevole ma perché ha vissuto.
Una grande X sullo zaino porta alla montagna che divora il passo del mulo.